prima di tutto vorrei presentarmi. Non sono un militante PD e non lo sono nemmeno di altri partiti. Sono innanzi tutto un rodigino studente universitario.
Da qualche anno ormai amo ragionare sulla politica. Mi reputo un giovane di sinistra e vi prego di leggere queste mie parole come quelle di chi, guardando allʼorizzonte con gli occhi del suo tempo, si trova a prendere in considerazione le varie realtà politiche, e trovare quella corrispondente alle proprie aspettative. Credo che la politica sia innanzi tutto “darsi agli altri” e che per fare ciò ci voglia spirito di società e rigore morale, ma soprattutto tanta, incondizionata, onestà.
Quello in cui viviamo è un periodo assai difficile per la politica “tradizionale” e lo possiamo capire dalla scarsa partecipazione giovanile (la politica, questa sconosciuta) nonché dal diffondersi di canali non convenzionali come alternative ai partiti (il Popolo Viola ne è lʼesempio).
Questʼoggi, domenica 23 maggio 2010, ho partecipato per la prima volta allʼassemblea di circolo PD Rovigo Centro. Vorrei, in queste righe, fare un piccolo resoconto e capire quanto gli occhi di un “giovane” abbiano potuto osservare.
Mi dispiacerebbe essere interpretato come “il giovanotto inesperto che vuole rivoluzionare tutto perché ce lʼha su con i vecchi” ma cʼè bisogno di vitalità. Cʼè bisogno di gente che venga in assemblea con la voglia di arrabbiarsi fino a sudare. Non sono più i tempi delle riunioni PCI in cui, una volta entrati in circolo, ci si sentiva tutti intellettuali. Non sono più i tempi della politica come partecipazione attiva e “passionaria”. A quei tempi leggere il giornale in assemblea di partito poteva anche servire “per trarre spunti di discussione”, perchè la politica tirava e andava bene.
Oggi bisogna costruire, e starsene a leggere il giornale equivale ad una tacita ed elegante rinuncia.
Ogni cinque minuti, era un continuo gira-pagina, e ad ogni pagina voltata usciva disinteresse e stanchezza.
Non cʼè tempo per la stanchezza, per la pantofola, ed il “piede di casa”. È necessario un cambio di velocità.
Da molti interventi è uscito lʼargomento Lega Nord. Ecco lʼesempio giusto. Lega Nord fa oggi quello che le sinistre sapevano fare un tempo: mobilitare. Fin qui ci arriviamo tutti. Il problema è: “Che fare?”.
Dovremo innanzi tutto organizzarci e incontrarci. Ma non è sufficiente. Un partito non è unʼindustria chiusa nei suoi dipendenti, lo saprete meglio di me: usciamo dai circoli. Andiamo nelle piazze la domenica mattina. Organizziamo incontri dove si da voce agli operai in cassa integrazione. Insomma, mobilitiamoci.
Altra leva della macchina è la gioventù. Era facile, questa mattina, contarci: a parte il bravo Filippo Silvestri, eravamo in due, massimo tre. Questo è disarmante. Come pretendiamo di costruire un futuro, se questo futuro è inarrivabile, sconosciuto e “straniero”?
Leggo un sentimento di “abbandono alla caduta”, perché tanto, in un modo o nellʼaltro o cʼè il paracadute o si cade in piedi. Ma se il PD si ponesse come obiettivo non tanto di cadere in piedi bensì alzare la quota?
Credo che il PD, se evita di cadere nelle solite seccanti e antipatiche fratture interne, possa fare molto per la nostra realtà, e ancor più per il paese. Non funziona però il metodo (cʼè poi un metodo?).
Mi piacerebbe molto confrontarmi con chi ha certamente più esperienza di me. Dalla collaborazione nascono senzʼaltro buone cose.
Al prossimo incontro (si spera con meno letture-extra di giornale e presenze simboliche di mezzo minuto, ma con più partecipazione).
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Gianmarco Altieri