venerdì 22 ottobre 2010

Nella nostra città nessuno è straniero - 2010

Quanto successo a Roma, a Maricica Hahaianu, ha del grottesco. Con la stessa indifferenza di quando giudichiamo troppo gli altri e mai noi stessi, così siamo passati sopra quel cadavere con troppa, cruda, facilità. È stato un gesto fisico in senso stretto, in quanto a vedere quel filmato ci si chiede se quel cadavere non sia stato messo con un effetto speciale per far si che i passanti non rivolgano nemmeno uno sguardo (anzi, ed è peggio, lo sguardo lo rivolgono ma poi se ne fregano). Ma è stato anche un gesto culturale, che va ad aggiungersi a quella pila di problematiche con sopra un'etichetta: "da risolvere prossimamente", ed il prossimamente è solo una copertura per un "mai" crudele e schietto. Che poi, una vicenda così non dovrebbe rievocare (o evocare) il concetto di immigrazione: se vedo qualcuno in difficoltà non mi chiedo se sia immigrato o meno, ma lo aiuto. Dunque, diamo una rispolverata a quel tappeto di umanità che troppe volte mettiamo da parte o calpestiamo senza renderci conto. È da lì che si edificano poi tutte le varie dimensioni della società. Prima di tutto siamo umani, tutti quanti umani. Poi siamo cittadini, o non cittadini, immigrati o non immigrati. Ma prima di tutto siamo uomini, e come uomini ci dobbiamo aiutare. Diamine.
Rispolveriamo insieme questa gigantesca cosa che è lo stare insieme, partecipando agli incontri del programma "Nella nostra città nessuno è straniero", organizzato a Rovigo dal 22 al 27 ottobre 2010. Ecco qui il flyer:

domenica 10 ottobre 2010

Mi sono perso qualcosa - Wall Street

Ricordo che fin da piccolo non sono mai stato particolarmente interessato allo sport. Non che oggi lo disprezzi ma diciamo che ad una "ufficiale" partita tra squadre, preferisco una sana partitella in un campo che magari campo non è, con amici giocatori che magari giocatori non sono, con porte immaginarie.
Qualche giorno fa mio padre mi stava informando su alcune questioni calcistiche locali: un argomento leggero, toni leggeri. Tuttavia, la discussione ad un certo punto ha subito un deciso cambio di rotta, sconfinando nella lite. Il succo del discorso di mio padre era questo: se una squadra non ha finanziamenti, non ha qualcuno che paghi, bene quella squadra non gioca. Mi sono perso qualcosa se un gruppo di giocatori non può giocare perché non ci sono i soldi e non perché è "brocco". Eppure, pensandoci, non ci sarebbe di che stupirsi: se non ci sono i finanziatori, non giochi, non studi, non lavori. Dio mio, quando finirà questa dittatura in mano alla finanza? Ma non vi sembra un palloncino che si gonfia e rigonfia, ma che prima o poi, per forza, dovrà esplodere?
Ebbene, se la risposta è si andatevi a guardare "Wall Street - Il denaro non muore mai" al cinema.