venerdì 28 maggio 2010

Elogio a Bologna

E' la prima volta che mi capita di scrivere su un blog, nonostante mi piaccia moltissimo scrivere, perché solitamente tendo a farlo per me stessa, e non per essere letta da altri.
Credo però che sia anche bello "uscire allo scoperto", mostrarsi, dare il proprio contributo ai fini della comunicazione, fondamentale per stabilire qualsiasi rapporto umano. E così eccomi qui, per provare a dimostrare che..ci tengo a dire la mia.
La cosa che mi riesce meglio probabilmente è parlare, scrivere di me, di quello che mi succede, di quello che vedo, sento, percepisco attorno a me.
E a questo punto dell'anno, in questa primavera che è già un po' estate ma è ancora un po' inverno, non posso fare a meno di tirare le somme su quello che è stato il mio primo anno di università.
Si, penso proprio che scriverò qualcosa sulla mia esperienza di studentessa, alle prese con un mondo nuovo, con persone nuove, e soprattutto con una città meravigliosamente comunicativa: Bologna.
Il periodo di cui sto per parlare, il mio primo anno, probabilmente inizia ben prima dell'inizio dell'anno accademico, e cioè l'estate scorsa quando, finito il liceo, mi sono ritrovata a pensare alla via che avrei intrapreso. Tanti dubbi, tante cose tra cui scegliere, tante perplessità, tante opinioni..una sola certezza: è a Bologna che voglio andare. Non lo so il perché, me lo sono sentita dentro.
Il 1 ottobre sono iniziate le lezioni, in un palazzo antico nel centro della città, e tutte le sensazioni che ho provato sono state positive. Mi sono sentita accolta da una città che ho sempre sognato, e mi sono resa conto che non l'avevo mitizzata per niente. Non ero io che pensavo a Bologna come una città positiva, lo è davvero. E adesso, dopo 8 mesi, la sento come una seconda casa. Ne sono innamorata.
E' una cosa difficile da capire se non la si vive in prima persona. E' anche un po' difficile da spiegare.
Vi stupisce se dico che una città può dare tanto quanto una persona, se non addirittura di più? Io credo di essermi arricchita molto durante le mie passeggiate per la città, specialmente durante l'autunno, con quel clima piovoso che mi fa essere molto più riflessiva.
Ho scoperto un sacco di cose nuove, ho parlato con tante persone, ho visto posti nuovi che prima non conoscevo. Alcune zone della città sono diventate così familiari ai miei occhi curiosi, che hanno finito per appartenermi un po', e sicuramente io appartengo a loro. E non c'è esame andato male, amica che ti fa arrabbiare, stanchezza dovuta alla condizione di pendolare che possa rovinare questo rapporto magico, vero, che si è creato tra me e Bologna. Se si è in compagnia ci si diverte sempre. Se si è soli, offre tanto. Va bene per pensare, per leggere, per scrivere, per ascoltare musica, per conoscere persone, sempre così incredibilmente disposte a parlare e a scambiare opinioni sui temi più disparati. E' anche questo il bello della città: la sensazione di condivisione all'interno della società, il "noi" che accomuna tutti, il credere nella condivisione e nella comunicazione, a cui io do tanta importanza.
Bologna è indescrivibile: non si può descrivere come ci si sente, d'autunno, a camminare sotto ai portici verso sera, con quelle luci giallo-arancione dei lampioni. Oppure all'ora di pranzo, in Piazza S.Stefano, seduta sul muretto sotto ai portici a leggere un libro. Nulla può esprimerlo, ma forse in questa canzone Guccini ci si è avvicinato:
"Però che bohéme confortevole giocata fra case e osterie
quando a ogni bicchiere rimbalzano le filosofie..
o quanto eravamo poetici, ma senza pudore e paura
e i vecchi imberiaghi sembravano la letteratura..
o quanto eravam tutti artistici, ma senza pudore o vergogna
cullati tra i portici, cosce di mamma Bologna.."
..provatelo, è fantastico!

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